PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

martedì 26 settembre 2017

DESTINAZIONE TERRA


Il passaggio che unisce due vagoni in un treno medio da classe operaia ricorda l’ingresso delle case horror dei Luna Park anni ’80, quando ancora potevi veder pendere cavi elettrici e strutture portanti come parte integrante dell’attrazione.
Luci, musiche e suoni di sottofondo cedono il passo a tunnel tenuti assieme da braccia invisibili, echi profondi scanditi dal vento e voci metalliche diffuse da corni antichi. 
Le stazioni sono i luoghi degli addii e degli abbracci, dei “dolorosi doveri e degli strazianti distacchi”. 
L’essenza ontologica dei bambini dovrebbe essere giocare e ridere; eppure lì, davanti a me, c’ere una bambolina in miniatura in braccio al Padre; affannato, preoccupato, il Papà aveva premura di lasciare la piccola in tempo nel Luna Park vagante, prima della partenza, assieme a tutti gli altri piccoli, pronti per andare. Ma, quando lascia il fagottino su quel sedile, troppo grande per non rischiare di inghiottirla, la piccolina non sembra felice. Ha il broncio di chi deve decidere se vale la pena piangere. Il Padre la saluta con affetto, poi mormora paroline infantili, consegnando in quelle mani minute un biglietto con scritte incomprensibili.
                     

“Perché Papà mi sta lasciando? – avrà pensato la piccola - Non mi vuole più bene?”.
Si ostinava a guardare quel biglietto cartonato riversandogli contro il suo disprezzo. Era lui il colpevole. Lui la portava lontana da quel Padre che si rendeva ridicolo per attrarre l’attenzione della piccola, strappare ancora un lieve sorriso a quel musetto imbronciato. Ma la risposta della bambolina era il freddo sguardo vitreo di chi non vuole dire addio. Come se la colpa fosse del Padre o del biglietto. 
La meta è scritta, lì, tra quelle righe, ma appare ignota. Ancora troppo piccoli per leggere, non sappiamo ancora che quel viaggio ha un ritorno assicurato. “Ecco – diciamo – tutti i Papà fanno così: ti mandano con gli altri bambini in un posto in cui nessuno vorrebbe andarci”.
“Cosa vuole da noi questo luogo? E, se ne avrò bisogno, potrò chiedere a Papà di ritornare a prendermi?”.
Ma non c’è colpa nel Padre, che ci ha lasciati su quel treno, destinazione Terra, e non c’è colpa nel biglietto, perché quel viaggio è pagato con la nostra carta di credito karmica. 
È per dare a noi una chance di rimediare ad errori passati, e consentire al mondo di risollevarsi con il nostro aiuto. Per questo dobbiamo partire. 
Metterci in viaggio è nostro dovere. Ce la prendiamo con il Padre che ci accompagna, che si rende buffo per farci sorridere, che dice di star tranquilli, perché ritorneremo, e ci rivedremo, e rideremo ancora insieme. 
Non siamo lucidi abbastanza per comprendere che, metterci sul quel vagone, è il più grande Dono che Lui possa farci: il viaggio premio di una vita sul suo capolavoro azzurro.
Con la promessa scritta del ritorno. 
E la certezza che, ad attenderci presso i binari dei dolori addii, ci sarà ancora Lui, sorridente come lo è chi non ti vede da tanto tempo ... lo stesso Papà che non abbiamo voluto salutare, imbronciati, alla partenza, questa volta sarà lì per riprenderci.
E riportarci finalmente a Casa. 
VVB